Jobs Act Cgil acquiescente prima attualmente contraria

volpedo

Forse la piattaforma sindacale dovrebbe rileggersi le origini da cui si sono formati i movimenti operai del XIX secolo, partendo dalla Società del Mutuo Soccorso, e ripercorrendo la storia del sindacato italiano, avendone perso, strada facendo, i valori fondamentali e cioè la difesa dei diritti dei lavoratori e pensionati; come Jobs Act si indica una riforma del diritto del lavoro in Italia, promossa ed attuata in Italia dal governo Renzi, attraverso diversi provvedimenti legislativi varati tra il 2014 ed il 2015 e la Cgil per quanto riguarda voucher e art. 18 si è dimostrata acquiescente, non ha alzato scudi e opposto una lotta di classe per impedire che lo Statuto dei lavoratori fosse stravolto, se prima era acquiescente ora si dimostra contraria addirittura nel richiedere un referendum per abolire, con il consenso popolare, alcune modifiche ai provvedimenti legislativi dello Jobs Act.

Chiudere le stalle quando i buoi sono scappati è demenziale quando si tratta di leggi sul lavoro e sulla pelle dei cittadini, prendiamo in esame i voucher: strumenti che avrebbero dovuto eliminare il lavoro accessorio ma cosa sta succedendo? che lo Spi Cgil emiliano ammette di pagare lavoratori occasionali proprio con i voucher così aspramente criticati dal sindacato!  Si afferma che non ci sono alternative, come dichiara Bruno Pizzica, segretario regionale dell’Emilia Romagna: ‘Non posso usare dei contratti per chi lavora due o tre ore a settimana, oppure poche ore una volta all’anno per la distribuzione delle tessere». E ancora: «Con la legislazione attuale è l’unico modo che abbiamo per evitare pagamenti in nero e siccome il nero non lo facciamo, allora usiamo i voucher (…) Questo strumento dei voucher, che era nato per situazioni come la nostra, è diventato uno degli strumenti principali del mercato del lavoro: vedi il caso dei lavoratori pagati con questo strumento per sostituire dei dipendenti in sciopero. Se ne è fatto un uso improprio e per questo ora se ne chiede l’abolizione. Ma se venissero aboliti bisognerà trovare una nuova norma che regoli meglio il lavoro occasionale. Perché il lavoro occasionale esiste’.

Ed ecco come il maggior sindacato italiano, la Cgil, cerca di mettere le pezze a quanto non fatto in precedenza, sia per i voucher che per abrogare alcuni provvedimenti dello Jobs Act, tra i quali l’art. 18::

Il referendum della CGIL contro i voucher
Il prossimo 11 gennaio la Corte Costituzionale esaminerà l’ammissibilità di tre quesiti referendari che vorrebbero abrogare una parte del “Jobs Act”. Il referendum è stato promosso dalla CGIL, il più grande sindacato italiano – anche se la maggioranza dei suoi iscritti sono pensionati – che ha raccolto tre milioni di firme. Il primo quesito chiede di eliminare le norme che prevedono un indennizzo economico per i lavoratori licenziati senza giusta causa, al posto dell’obbligo di reintegro. L’ultimo riguarda l’estensione della “responsabilità solidale” a tutti i lavoratori delle aziende coinvolte in un appalto, anche se forniscono servizi esternalizzati e quindi non compaiono direttamente nella catena di appalti e subappalti. Il secondo quesito ha lo scopo di eliminare il lavoro accessorio, cioè pagato con i cosiddetti “voucher’  (da un articolo de Il Post).

Quindi un altro referendum, se dovesse venire accettato, anche se l’Avvocatura di Stato ha presentato tre memorie per impedirlo, i cui costi, ovviamente sono gravati sulle spalle dei contribuenti, quando al tempo si poteva opporre una resistenza a quanto summenzionato sopra, una resistenza che il sindacato non ha nemmeno provato mettere in atto, accettando passivamente ciò che si stava decidendo, venendo a mancare il principio che regola il movimento sindacale, un principio che è stato più volte ignorato, calpestato facendo rivoltare nella tomba i grandi che lo hanno originato, fatto crescere e diventare una forza da opporre al governo e alle sue leggi contrarie al benessere del lavoratore e del pensionato.

Fonte: IlPost

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